I Settori Culturali e Creativi (SCC) di tutta Europa sono stati duramente colpiti dall’emergenza COVID-19. In Italia, già da Febbraio, prima volontariamente e poi obbligatoriamente, tutti gli eventi dal vivo e gli spettacoli sono stati cancellati mentre teatri, musei, sale concerti, live club e spazi culturali, con il loro carico di professionalità, hanno interrotto le loro attività per salvaguardare la salute pubblica.
Il seguente documento è indirizzato alla Presidenza del Consiglio, ai Ministeri interessati, al Presidente dell’INPS e alla task force nominata dal Governo poiché la materia seguente è complessa e molto articolata e interessa tutti i destinatari evidenziati.
Secondo le recenti previsioni sulla crescita del fondo monetario internazionale, l’Italia registrerà il 9% in meno del suo Prodotto Interno Lordo, la più grande crisi che il nostro Paese abbia affrontato negli ultimi anni.
Anche il mercato della musica è fermo ed è difficile fare una previsione sulla ripartenza delle attività: probabilmente senza una risposta terapeutica o senza un vaccino non potremo tornare a lavorare. Il dato è che il settore musica è stato tra i primi a fermarsi e sarà tra gli ultimi a ripartire, con la compromissione di un’intera filiera.
L’intero settore culturale, secondo i dati presentati da Symbola Unioncamere nel 2018, vale 92 miliardi di euro, il 6,1 % della ricchezza prodotta nel Paese nel 2017. Per ogni euro prodotto dalla cultura se ne mettono in moto 1.8 nel resto dell’economia. L’intera filiera produce così 255,5 miliardi, il 16,6% del PIL. Cultura e creatività danno lavoro al 6,1% del totale degli occupati in Italia, 1,5 milioni di persone. Si consideri che il dato è sottostimato, non tiene conto della complessità in termini di riconoscibilità delle singole e specifiche professioni e che dall’incrocio di vari studi di settore emerge la difficoltà di censire il reale numero dei lavoratori di settori specifici come la musica.
Il Settore Musica, che è parte dei Settori Culturali e Creativi, già da tempo vive per lo più di forza lavoro costituita da piccoli imprenditori, liberi professionisti e lavoratori a intermittenza, molti dei quali lottano già da prima della crisi per la sussistenza, sormontati da un carico fiscale sproporzionato al valore aggiunto che danno al paese in termini anche solo di indotto diretto. Oggi la perdita di reddito, unita a un accesso limitato se non nullo a meccanismi di assistenza economico-sociale, unita al fatto che gli stessi (come le casse integrazioni o FIS) sono di per sé inadeguati, rappresenta una minaccia diretta e immediata per le imprese, per tutti gli operatori del settore e di conseguenza per i “creatori” (artisti, attori, musicisti e autori).
Senza un’azione immediata, le conseguenze negative di questa crisi produrranno un’onda lunga che ricadrà sull’economia futura del settore, sul PIL e sulla capacità del Paese di produrre valore anche in termini socio-culturali.
Le richieste che rivolgiamo con forza al Governo sono chiare: per agire immediatamente in modo coordinato e fare tutto il possibile per mitigare le conseguenze negative della crisi, è prioritario innescare una cooperazione tra addetti ai lavori e tecnici del nostro settore, istituzioni e task force.