Giovedì 10 dicembre abbiamo partecipato con altre 84 realtà al Tavolo Permanente del MiBACT sullo Spettacolo diretto e coordinato da Onofrio Cutaia, Direttore Generale Spettacolo dal Vivo del MiBACT.
Il nostro intervento si è aperto con la comunicazione della nostra adesione alle proposte del Forum Arte e Spettacolo sui temi relativi ai lavoratori, ma una cosa abbiamo tenuto a specificarla: a quanto ammonta la cifra massima per gli aiuti ai lavoratori non possiamo indicarlo perchè non amministriamo le casse dello Stato, possiamo tuttavia sapere qual è la cifra minima che in uno Stato di diritto non può essere inferiore a ciò che viene ritenuto un reddito di cittadinanza perché si sta facendo passare il pericoloso messaggio subliminale che in questo paese conviene non essere un lavoratore.
La nostra prima proposta è stata l’istituzione di una commissione Musica Popolare all’interno del MiBACT, composta da professionalità specifiche del nostro settore. In questi mesi ci siamo più volti ritrovati a chiarire il vocabolario del nostro lavoro, non è un mistero che ci siamo percepiti come “quegli sconosciuti”. È fondamentale avere dunque non solo chi ci rappresenta, ma chi ci conosce nelle sedi ministeriali con particolare attenzione all’inserimento di giovani capaci e anagraficamente protagonisti del futuro e alle tematiche relative al gender gap (su 85 partecipanti c’erano solo 15 donne… sì, l’abbiamo detto!).
Abbiamo inoltre fatto presente che temi come liquidità diretta ed indiretta alle imprese, defiscalizzazione annualità o abbassamento aliquote IRES e IRPEF per società e professionisti operanti nel settore spettacolo e differimento del pagamento dei contributi previdenziali e del pagamento delle imposte dirette e indirette devono essere al centro della discussione. Arriverà – perché arriverà! – il tempo dei licenziamenti. Vogliamo davvero che il mondo delle imprese del nostro settore si trasformi nel mondo dei disoccupati con tutto l’impatto che ne deriva sulle casse dello stato?
Abbiamo con forza fatto presente che non solo i cinema e i teatri sono chiusi, ma anche i live club che a differenza dei primi sono capillarmente diffusi nelle città, ma anche e soprattutto nelle nostre province costituendo di fatto un presidio culturale delle periferie che è un reale patrimonio non percepito! I nostri luoghi vanno aiutati perché al pari di altri sono luoghi d’arte e di lavoro, ma anche e soprattutto per ciò che rappresentano in termini sociali.
Ovviamente abbiamo portato avanti le nostre proposte su tax credit, aliquote iva, art bonus, web tax (ma quanto stanno guadagnando nel nostro Paese le cosiddette OTT?), recepimento delle direttive europee su temi come i ritardi dei pagamenti delle amministrazioni pubbliche e copyright, detrazioni sui consumi culturali, riforma dei codici Ateco.
Non da ultimo abbiamo parlato di Sviluppo Sostenibile con i 17 obiettivi dell’Onu per il 2030. Siamo il mondo della Cultura, non ci dimentichiamo che sopra tutto ciò che abbiamo elencato abbiamo il dovere di preservare il Futuro, quello con la maiuscola, sì!
Il nostro intervento si è concluso con una osservazione e una preghiera. L’osservazione: il mondo della Musica è da tempo modello di sicurezza. Nessuno qui vuole sottovalutare gli effetti della pandemia, ma in materia di sicurezza dimostriamo da anni di essere dei professionisti, si pensi al tasso di mortalità dei cantieri edili e a quello dei nostri cantieri per esempio e si pensi ai protocolli che durante i concerti di questa estate sono stati adottati per assicurare al pubblico e ai lavoratori un ambiente protetto. La preghiere: togliamo dai nostri discorsi le parole “non necessario” quando si giustifica lo stop al nostro mondo. Possiamo valutare di chiudere i nostri luoghi per non generare assembramenti, ma mai si deve pensare che quegli spazi siano “non necessari”. L’arte che parte dai palchi e raggiunge il pubblico è necessaria sempre, come qualunque cibo che nutre un essere umano che non è fatto solo di stomaco, ma anche di cuore e cervello.